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martedì 18 dicembre 2012

AGRICOLTURA,SFRUTTAMENTO LAVORATORI MIGRANTI, RAPPORTO DI AMNESTY INTERNATIONAL

Migrante indiano lavora in una serra © Valerio Rinaldi


Dal sito di Amnesty International, che ringraziamo e a cui diamo tutto il nostro sostegno:
http://www.amnesty.it/italia-rapporto-sullo-sfruttamento-dei-lavoratori-migranti-in-agricoltura

""""""""""Italia: rapporto di Amnesty International sullo sfruttamento dei lavoratori migranti nell'agricoltura

CS147: 18/12/2012

L'Italia deve rivedere le politiche che contribuiscono allo sfruttamento dei lavoratori migranti e che violano il loro diritto a condizioni di lavoro giuste e favorevoli e all'accesso alla giustizia.

Lo ha dichiarato oggi Amnesty International, pubblicando un rapporto sullo sfruttamento dei lavoratori migranti nel settore agricolo italiano. Il rapporto si concentra su gravi forme di sfruttamento dei lavoratori migranti provenienti da paesi dell'Africa subsahariana, dell'Africa del Nord e dell'Asia, impiegati in lavori poco qualificati, spesso stagionali o temporanei, per lo più nel settore agricolo delle province di Latina e Caserta.

Il rapporto sottolinea comunque che lo sfruttamento dei lavoratori migranti è diffuso in tutto il paese.

"Nell'ultimo decennio le autorità italiane hanno alimentato l'ansia dell'opinione pubblica sostenendo che la sicurezza del paese è minacciata da un'incontrollabile immigrazione 'clandestina', giustificando in questo modo l'adozione di rigide misure che hanno posto i lavoratori migranti in una situazione legale precaria, rendendoli facili prede dello sfruttamento" - ha dichiarato Francesca Pizzutelli, ricercatrice del Segretariato Internazionale di Amnesty International e autrice del rapporto.

"Il controllo dell'immigrazione può costituire un interesse legittimo di ogni stato, ma non dev'essere portato avanti a danno dei diritti umani di coloro che si trovano nel suo territorio, lavoratori migranti inclusi" - ha sottolineato Pizzutelli.

"L'esito di tutto questo, spesso, per i lavoratori migranti consiste in paghe ben al di sotto del salario concordato tra le parti sociali, riduzioni arbitrarie dei compensi, ritardato o mancato pagamento, lunghi orari di lavoro. Si tratta di un problema diffuso e sistematico" - ha aggiunto Pizzutelli.

Le attuali politiche italiane intendono controllare il numero dei migranti stabilendo delle quote d'ingresso per tipi diversi di lavoratori e rilasciando permessi sulla base di un contratto scritto. Queste quote, tuttavia, sono molto inferiori all'effettivo fabbisogno di lavoratori migranti.

Questo sistema, oltre a essere inefficace e a prestarsi ad abusi, incrementa il rischio di sfruttamento del lavoro dei migranti.

I datori di lavoro preferiscono assumere lavoratori già presenti in Italia a prescindere dalle quote d'ingresso fissate dal governo.

Alcuni lavoratori possono avere il permesso già scaduto mentre altri possono aver ottenuto il visto d'ingresso attraverso intermediari ma non riescono poi a ottenere il permesso di soggiorno.

In questo modo, molti lavoratori migranti finiscono per trovarsi senza documenti che ne attestino la presenza regolare in Italia e rischiano l'espulsione.

La legislazione italiana, inoltre, ha introdotto il reato di "ingresso e soggiorno illegale", stigmatizzando così i lavoratori migranti irregolari, alimentando la xenofobia e la discriminazione nei loro confronti.

Questa legislazione pone i lavoratori migranti nella condizione di non poter chiedere giustizia per salari inferiori a quanto concordato, per il mancato pagamento o per essere sottoposti a lunghi orari di lavoro. La prospettiva, per molti di loro, è che se denunciano lo sfruttamento vengono arrestati ed espulsi a causa del loro status irregolare.

"Le autorità italiane dovrebbero modificare le politiche in materia d'immigrazione concentrandosi prima e soprattutto sui diritti dei lavoratori migranti, indipendentemente dal loro status migratorio, garantendo loro un efficace accesso alla giustizia, istituendo meccanismi sicuri e accessibili per i lavoratori migranti che intendono presentare esposti e denunce contro i datori di lavoro, senza timore di essere arrestati ed espulsi" - ha concluso Pizzutelli.
Ulteriori informazioni

All'inizio del 2011 la presenza di cittadini stranieri in Italia era stimata intorno ai 5,4 milioni, circa l'8,9 per cento della popolazione. Circa 4,9 milioni di cittadini stranieri hanno documenti in regola che li autorizzano a stare in Italia. Si stima che vi sia circa mezzo milione di lavoratori migranti privi di documenti validi, ossia migranti irregolari.

Lo sfruttamento del lavoro dei lavoratori migranti nei settori dell'agricoltura e dell'edilizia in parecchie zone dell'Italia meridionale è diffuso. Essi ricevono paghe inferiori di circa il 40 per cento, a parità di lavoro, rispetto al salario italiano minimo concordato tra le parti sociali e lavorano un maggior numero di ore. Le vittime dello sfruttamento del lavoro sono migranti africani e asiatici e, in alcuni casi, cittadini dell'Unione europea (soprattutto bulgari e rumeni) e cittadini di paesi dell'Europa orientale che non fanno parte dell'Unione europea (tra cui gli albanesi).

Lavoratori migranti indiani e africani, impiegati nelle zone di Latina e Caserta, hanno parlato con Amnesty International in condizioni di anonimato:

"I primi quattro anni dopo essere arrivato in Italia ho lavorato in una fabbrica che confeziona cipolle e patate per l'esportazione. Mi pagavano 800 euro al mese per 12-14 ore di lavoro al giorno. Il datore di lavoro mi diceva sempre che se avessi lavorato duro e bene, mi avrebbe fatto avere i documenti, ma non l'ha mai fatto." ("Hari")

"Lavoro 9-10 ore al giorno dal lunedì al sabato, poi cinque ore la domenica mattina, per tre euro l'ora. Il datore di lavoro mi dovrebbe pagare 600-700 euro al mese; io contavo di mandare 500 euro al mese a mio padre in India. Negli ultimi sette mesi, però, il datore di lavoro non mi ha pagato il salario intero. Mi dà solo 100 euro al mese per le spese. Non posso andare alla polizia perché non ho documenti: mi prenderebbero le impronte e dovrei lasciare l'Italia." ("Sunny")

"Quando non hai i documenti ti danno solo 'lavoro nero', che è mal pagato. Prendiamo dai 25 ai 30 euro al giorno per otto o nove ore di lavoro [2.75-3.75 euro l'ora]. Ma quando ci facciamo male non prendiamo niente." ("Ismael")

"Quando il datore di lavoro non paga, che cosa puoi fare per avere il denaro? Senza documenti, come puoi andare alla polizia? Senza documenti, sei espulso. Ma non hai fatto niente di male...". ("Jean-Baptiste")
FINE DEL COMUNICATO Roma, 18 dicembre 2012

Per approfondimenti e interviste:
Amnesty International Italia - Ufficio stampa
Tel. 06 4490224 - cell. 348 6974361, e-mail press@amnesty.it """"""""""

lunedì 5 novembre 2012

Cassazione, Vessato sul lavoro? "Risarcibile anche senza mobbing"

Dal sito dell'AGI
www.agi.it

http://www.agi.it/in-primo-piano/notizie/201211051559-ipp-rt10184-cassazione_vessato_sul_lavoro_risarcibile_anche_senza_mobbing

"""""""""(AGI) - Roma, 5 nov. - Un lavoratore ha diritto a un risarcimento danni per aver subito comportamenti "vessatori e mortificanti", anche se non viene raggiunta la prova che si tratti di vero e proprio mobbing. A sancirlo e' la Cassazione, esaminando il caso di una donna, dipendente di una farmacia, la quale aveva addirittura tentato il suicidio per la depressione conseguente alle "azioni vessatorie" ai suoi danni da parte del datore di lavoro e di colleghi, che l'avevano portata infine al pensionamento anticipato. "Nelle ipotesi in cui il lavoratore chieda il risarcimento del danno patito alla propria integrita' psico-fisica in conseguenza di una pluralita' di comportamenti del datore di lavoro e dei colleghi di lavoro di natura asseritamente vessatoria - si legge nella sentenza n.18927 della sezione lavoro della Suprema Corte - il giudice del merito, pur nella accertata insussistenza di un intentopersecutorio idoneo ad unificare tutti gli episodi addotti dall'interessato e quindi dalla configurabilita' del mobbing, e' tenuto a valutare se alcuni dei comportamenti denunciati, esaminati singolarmente ma sempre in relazione agli altri, pur non essendo accomunati dal medesimo fine persecutorio, possano essere considerati vessatori e mortificanti per il lavoratore e, come tali, siano ascrivibili alla responsabilita' del datore di lavoro che possa essere chiamato a risponderne, ovviamente nei soli limiti dei danni a lui imputabili". Sulla base di questo principio di diritto, la Corte d'appello di Napoli, che aveva in un primo tempo dato torto alla donna, dovra' riesaminare il caso. La dipendente si era rivolta ai giudici denunciando "continui rimproveri", rapporti "difficili" con una collega e una "precisa strategia persecutoria posta in essere dai titolari della farmacia per indurla alle dimissioni".
Secondo gli 'ermellini', il suo ricorso e' fondato: "Se anche le diverse condotte denunciate dal lavoratore non si ricompongano in un unicum e non risultano, pertanto, complessivamente e cumulativamente idonee a destabilizzare l'equilibrio psico-fisico del lavoratore o a mortificare la sua dignita' - si spiega nella sentenza depositata oggi - cio' non esclude che tali condotte o alcune di esse, ancorche' finalisticamente non accomunate, possano risultare, se esaminate separatamente e distintamente lesive dei fondamentali diritti del lavoratore, costituzionalmente tutelati".""""""""".

IL SUICIDIO DELL'INSEGNANTE

Oggi ci troviamo purtroppo a scrivere del suicidio di un insegnante precario di 50 anni,residente nel Meridione.Sposato e padre di due figli.Un insegnante di storia dell'arte che pur avendo ottenuto ad ottobre una laurea specialistica quest'anno non era stato impiegato.Il suo gesto è stato posto in relazione alla sua difficile condizione sociale,addebitato all'insufficienza delle istituzioni e alle politiche perseguite dal responsabile del dicastero, accostato ad analoghi gesti di operai e imprenditori.O, in maniera ancor più complessiva, a questo "sistema" sociale e di valori che probabilmente è alla frutta.Sostanzialmente l'accusa è che chi ci sta governando negli ultimi tempi abbia messo in soffitta la Costituzione e che abbia adottato una insopportabile serie di provvedimenti punitivi per il mondo del lavoro che hanno sfasciato la condivisione di valori e di una prospettiva comune.Le menti, in altre parole, sarebbero state sconvolte dall'avanzare della precarietà e dalla scomparsa di approdi lavorativi stabili e sicuri.
Rispettiamo il gesto dell'insegnante, un individuo ha il diritto di sottrarsi a un destino per lui così insopportabile.
Non ci piace come i governi (quelli di tutte le tendenze politiche succedutesi e quello presente, che vede il sostegno al Ministro da parte delle più grandi forze del Centro, Destra e Sinistra) abbiano trattato e stiano trattando la Scuola, gli studenti e gli insegnanti.Non ci piace chi, allo stesso tempo, piange questa vita che se ne è andata e, contemporaneamente, sui suoi organi di stampa, fa finta di fare opposizione (pur votando per il Governo) per non perdere voti di quella categoria. Non ci piace chi accusa la società di decadimento dei valori e nello stesso tempo, per rassicurare i suoi elettori, ne accetta i principi egoistici e utilitaristici,ben sapendo che sono illusori i meccanismi (che non si sono mai visti concretamente) di temperamento delle scelte economiche con le esigenze sociali.Non ci piace chi ha cercato di egemonizzare per decenni il mondo della scuola (riuscendoci in parte) , lavando i cervelli di migliaia di insegnanti, convincendoli che solo considerandosi massa (e solo massa) avrebbero potuto aspirare a una riscossa collettiva. Quando si compiono queste operazioni mistificatorie poi non ci si può sorprendere degli effetti delle delusioni storiche, dei riflussi, delle reazioni sconfortate e disperate, fino al gesto estremo.I grandi "condottieri" di queste "rivoluzioni culturali"sono ancora lì, gli stessi, dagli anni settanta ad oggi. Loro, alimentatisi di frustrazione e di precarietà (degli altri) sono ancora vivi, altri, vittime più deboli delle illusioni seminate da costoro, sono affondati. E, infine, siamo un pò stanchi del fatto che questa povera Costituzione repubblicana del 1948 venga continuamente chiamata in causa dai figli degeneri di coloro che la concepirono. E' indegno che esseri fatti di nulla se ne servano per assurgere a quella dignità che mai si sono conquistati con la loro opera.
Rivolgiamo anche noi un pensiero alla memoria di Carmine, dicendo però ai suoi colleghi che il modo migliore per onorarne il gesto non sarà nè nel compiangerlo nè nel partecipare al coro organizzato dai finti nemici del precariato.
Bensì nel presentare il conto politico (di questa e altre vite) ai responsabili morali (la classe dirigente di questo Paese, composta da governo succube delle banche e finti critici/oppositori) e di porre le basi, come intellettuali, di una nuova società con valori nuovi in cui non accada più che se un insegnante non riesca a stabilizzarsi in una cattedra con uno stipendio fisso ma da fame non gli si consenta di poter aspirare a impieghi altrettanto onorevoli e meglio remunerati: cioè a "un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società".

venerdì 21 settembre 2012

AMIANTO QUESTIONE IRRISOLTA. E NESSUNO SE NE OCCUPA PIU'

LA MAPPA DELL'AMIANTO IN ITALIA



Incredibile a dirsi ma ancora in Italia quella dell'amianto è una questione irrisolta e, per di più, lontana dai riflettori. Il problema è tanto più grave nelle regioni (qui sopra ve ne forniamo la mappa) in cui stata è consistente in passato la presenza di aziende che ne facevano utilizzo. Tale rischio permane alto, in ragione della considerevole presenza e diffusione in quantità pericolose nei luoghi di lavoro e nelle lavorazioni, nelle abitazioni e nelle strutture pubbliche e private. Una realtà rimossa dalle istituzioni, spesso sconosciuta e sottovalutata dagli stessi cittadini non informati adeguatamente .La legge 257/92 , oltre a vietare l'uso dell'amianto e ad imporne lo smaltimento, delegava alle Regioni la definizione dei piani di bonifica e la loro realizzazione. In maniera scandalosa le previsioni di tutela previdenziale della legge sono state artatamente depotenziate ,privando i lavoratori esposti del beneficio dell'uscita anticipata dal mondo del lavoro. E' urgentissimo riprendere sul territorio l'opera di rimozione e smaltimento dell'amianto, vigilando in modo diffuso per verificare che ciò avvenga una volta per tutte. Occorre sensibilizzare, informare e prevenire il rischio amianto, verificare l'applicazione delle leggi con il monitoraggio della situazione attuale e soprattutto riproporre l'effettiva tutela dal punto di vista sanitario di coloro che in passato sono stati inconsapevolmente soggetti alle conseguenze devastanti dell'esposizione professionale, della manipolazione, dell'uso e dell'inalazione dell'amianto e di quanti lo sono tuttora.

mercoledì 5 settembre 2012

AMMORTIZZATORI SOCIALI IN DEROGA NEL SETTORE PESCA

Riportiamo, per opportuna conoscenza dei lavoratori del settore, ampio stralcio del testo dell'accordo sottoscritto al Ministero del Lavoro il 7 agosto scorso per l'accesso anche nel settore Pesca agli ammortizzatori sociali in deroga:

""""""""""(...)
VISTO

I'accordo governativo del 17.07.12 con il quale si è disposta l'assegnazione della somma

complessiva di 30 milioni di euro finalizzati alla Cassa Integrazione Guadagni in deroga per il

"Settore pesca".

VISTE

le successive istanze pervenute dalle Parti sociali presenti all'odiema riunione finalizzate alla

sottoscrizione del citato accordo.

VISTA

la legge del 12.11.2011, n.183,che all'art. 33, comma 21, prevede la concessione, per periodi non superiori a 12 mesi, in deroga alla normativa vigente, di trattamenti di cassa integrazione guadagni, di mobilità e di disoccupazione speciale, anche con riferimento a settori produttivi ed aree regionali.

TUTTO CIO'VISTO,

le Parti raggiungono la seguente intesa.

1)Il presente accordo in sede governativa dispone l'assegnazione, a valere sulle risorse

destinate agli ammortizzatori sociali in deroga per l'annualità 2012, della somma

complessiva di 30 milioni di Euro finalizzati alla Cassa Integrazione Guadagni in deroga per

il "Settore pesca", per l'anno 2012 e, comunque, sino ad esaurimento delle risorse assegnate,

anche tenuto conto delle istanze ad oggi giacenti e riferite alle annualità pregresse.

2)La CIG è erogata secondo le disposizioni in materia al personale imbarcato, dipendente e

socio lavoratore di cui alla L. 142/2001 delle Imprese di pesca interessate dallo stato di crisi

che ha investito il settore, e che benefici di un sistema retributivo con minimo monetario

garantito.

3)Il trattamento di integrazione salariale è riconosciuto in tutte le situazioni di crisi del settore,

anche collegate ai periodi di fermo biologico, in cui si renda necessario sospendere l'attività

lavorativa per cause non imputabili al datore di lavoro.

4)L'accesso alle misure di sostegno al reddito di cui al presente verbale potrà avvenire sulla

base di specifici accordi, comprensivi degli elenchi nominativi dei lavoratori beneficiari,

sottoscritti dalle Parti sociali presso le Istituzioni territoriali competenti a livello di una o più

marinerie e di successive istanze da presentare agli Uffici Inps competenti per territorio

entro e non oltre la data del I 5.01. 2013 .

5)L'INPS viene incaricato dell'ammissione ai trattamenti e dell'erogazione, nei limiti delle

risorse assegnate, delle prestazioni di CIG, sulla base del presente accordo, provvedendo,

inoltre al monitoraggio a livello centrale delle prestazioni erogate dalle Sedi periferiche.

6)Le Parti concordano, al fine di facilitare il monitoraggio di cui al punto precedente, di

ricorrere - per l'annualità 2012 - al pagamento diretto da parte dell'INPS dei trattamenti di

sostegno al reddito.(...)”””””””””

venerdì 24 agosto 2012

A SETTEMBRE 56.000 FAMIGLIE ITALIANE SUBIRANNO UNO SFRATTO CHE NON SARA' RINVIATO. E' EMERGENZA SOCIALE NAZIONALE.BLOCCO DEGLI SFRATTI , SUBITO!

Solo a Napoli, tra dieci giorni, sfratto sicuro PER TREMILA FAMIGLIE.
Il Governo si occupi di questo, invece di pensare a eliminare l'IVA per chi costruirà grandi opere infrastrutturali.
Non potrà mai crescere un Paese in cui migliaia di lavoratori hanno stipendi da fame e nemmeno un tetto sulla testa.
Aspettiamo un intervento del Presidente Napolitano e iniziative concrete di Monti e Passera (basterebbe stornare un pò di soldi dalle regalie consuete alle banche...).

venerdì 3 agosto 2012

3 AGOSTO 2012: FIRMATA LA CONVENZIONE TRA L'AGL E L'ASSOCIAZIONE "ITALIANI DEL BRASILE"

Oggi, a Milano, tra il Presidente dell'Associazione "ITALIANI DEL BRASILE" Dott. Ermanno Mesiano e il Segretario Generale della confederazione sindacale dei lavoratori "A.G.L. ALLEANZA GENERALE DEL LAVORO" Roberto Fasciani è stata stipulata una convenzione il cui oggetto è "la creazione di un vero e proprio rapporto osmotico tra Associazione e Sindacato , seppur nell'ambito delle rispettive individualità, onde consentire ai rispettivi iscritti di avvalersi dei peculiari servizi offerti. La possibilità di tale reciproca fruizione di servizi è finalizzata alla massima copertura delle esigenze manifestate dai rispettivi iscritti".
Il Segretario Generale AGL Fasciani, a conclusione dell'evento, ha dichiarato: "Esprimiamo la più grande soddisfazione per questo storico passo avanti della nostra Confederazione, a soli due mesi dalla sua fondazione.In conseguenza della stessa è imminente l'apertura di nuove sedi dell'AGL nelle principali città brasiliane e il nostro Sindacato si proporra' come nuovo punto di riferimento non solo per l'organizzazione dei milioni di lavoratori italiani o di origine italiana presenti in Brasile ma, novità nella novità, avendo ottenuto tutti i riconoscimenti previsti, come primo sindacato italiano che cercherà di associare lavoratori brasiliani nella loro Patria, ponendosi come alternativa ai Sindacati locali. Si cercherà quindi di esportare in Brasile il Sindacato "Made in Italy", in coincidenza con il successo (ma con le immaginabili criticità) che note aziende italiane stanno ottenendo in quel Paese."

domenica 8 luglio 2012

CARI PARLAMENTARI CAMPANI E CARO MINISTRO PASSERA, DIAMOCI DA FARE .QUESTO IrisBUS POTREBBE PASSARE PER L'ULTIMA VOLTA. NON PERDIAMOLO!

Per il 9 luglio le maestranze dell'IRISBUS hanno indetto una riunione alla quale hanno invitato tutti i parlamentari campani.
http://www.ilciriaco.it/attualita/news/?news=20907
Sul piatto vi sono due questioni: l'IRIBUS come azienda (una di quelle che vede la FIAT di Marchionne in uscita)  e l'indotto della zona di Avellino.
Come si ricorderà, a seguito dell'annuncio della chiusura dello stabilimento da parte della FIAT si fece avanti la DR MOTORS dell'imprenditore molisano Di Risio, Il quale si propose contemporaneamente  per rilevare l'altro stabilimento FIAT, quello di Termini Imerese.Quella di Di Risio, tuttavia, sembra essere stata una meteora, in quanto diverse verifiche hanno fatto emergere punti interrogativi dal punto di vista finanziario.
Purtroppo le prospettive, per tutti gli imprenditori, italiani e stranieri, che volessero investire nel settore dei trasporti italiano , sono, da tempo, piuttosto nebulose, dato che manca un preciso piano nazionale dei trasporti da parte del Ministero dello Sviluppo Economico.
E' da anni che le forze in campo individuano, nella rottamazione del vecchio parco automezzi e nella sua sostituzione con autobus ecologici. l'unica strategia in grado di dare un futuro al settore. E' ovvio poi che è proprio dagli stabilimenti Iribus di Avellino e dalle piccole imprese dell'indotto nella zona che non potrà non venire il contributo iniziale e decisivo.
E' verificata inoltre la competitività dal punto di vista dei costi e della produttività dello stabilimento di Avellino e quindi assolutamente deleterio che in futuro le amministrazioni pubbliche bisognose di nuovi mezzi li acquistino (col denaro pubblico) da altri paesi concorrenti.
E'  meritoria e assolutamente da sostenere l'iniziativa dei lavoratori dell'IRIBUS di sollecitare la politica ad occuparsi, per una volta, dei problemi concreti dell'industria italiana che ha i numeri per sopravvivere e riprendersi. Speriamo che gli onorevoli di tutti i partiti e il Ministro Passera,  per una volta,  dimostrino analogo senso di responsabilità nazionale. Ma facciamo presto perchè questo IrisBUS passa una volta sola, l'ultima!

venerdì 22 giugno 2012

SULLA SENTENZA DEL TRIBUNALE DI ROMA CHE HA ORDINATO L'ASSUNZIONE DI 145 LAVORATORI ISCRITTI FIOM NELLA NEWCO FIAT DI POMIGLIANO E SULLE POLEMICHE SCATURITE.

  • le sentenze vanno rispettate (e non solo per opportunità, come Passera ha fatto intendere) non etichettate politicamente (come ha fatto gran parte della stampa di area moderata)
  • chi dice (Sacconi) che la sentenza mette a rischio investimenti dall'estero non può pretendere che in cambio di lavoro e denaro (che lui non ha attratto negli anni in cui ha governato) l'Italia diventi una repubblica delle banane
  • la sentenza è il risultato dell'applicazione di regole e il mondo civile si fonda sulle regole
  • nessun datore di lavoro dovrebbe conoscere quanti lavoratori appartengono a un sindacato e la loro identità.Se fosse stato così il tentativo di Marchionne sarebbe fallito sul nascere
  • ad esempio nelle piccole aziende (pensiamo, cari colleghi del sindacato, anche a quei lavoratori, spesso dimenticati) , addirittura, la delega a qualunque sindacato è l'anticamera del licenziamento
  • occorre trovare un sistema migliore di protezione per il lavoratore (quelli previsti non hanno funzionato) per tutelare la sua libertà di adesione al sindacato, non deve essere cioè questa per forza materia di giudici. In questo senso, l'accordo interconfederale di giugno 2011(con la scelta di tornare a valorizzare le RSA a scapito delle RSU e di “contare” le deleghe, come unico mezzo di espressione della rappresentanza dei lavoratori) potrebbe rivelarsi un attentato strisciante alla libertà di scelta sindacale dei lavoratori più pesante di quello operato da Marchionne
  • Addirittura a volte la delega ai maggiori sindacati è una specie di pizzo che il lavoratore paga per la propria tranquillità. Non vorremmo che una volta “sistematesi” la FIOM con le sentenze e le altre sigle con gli accordi separati FIAT, la vita non diventasse impossibile veramente per i non tesserati e per quelli appartenenti a sigle nuove che volessero farsi spazio
  • Paradossalmente , si tutela il voto segreto in Parlamento (comunque esercitato da soggetti forti) e non la riservatezza dell'appartenenza di un lavoratore (soggetto debole) che non voglia esserne dirigente, ad un sindacato
  • Non è possibile introdurre però la lottizzazione tra sigle sindacali anche delle assunzioni
  • E' l'operazione di pulizia etnico-sindacale compiuta dalla FIAT con la new company, una inedita forzatura nel panorama politico-sindacale italiano, ade aver originato questa spirale di guerra giudiziaria
  • L'imprenditore non può violare le norme anti-discriminazione, lanciare il sasso e poi nascondere la mano dietro la salvaguardia di un principio di libertà d'impresa di cui lui per primo ha abusato
  • Dietro questa vicenda, più che l'inadeguatezza della giustizia, vi sono: il fallimento del collocamento pubblico e privato, il ritardo culturale dell'imprenditoria italiana, l'impotenza della politica e del governo nei confronti della grande impresa
  • L'appartenenza o meno a sindacati in fabbrica solo in Italia è un problema irrisolvibile. Siamo un paese arretrato, in materia di convivenza civile e cultura dei diritti. Notare che ancora una volta solo degli obblighi provenienti dall'esterno (l'Europa) consentono al nostro Paese di fare un passo avanti. Anche su questo, da soli, non ce la facciamo.
  • Stupisce il silenzio “speranzoso” delle sigle sindacali diverse da CGIL, da mesi, su questa questione della discriminazione FIAT ai danni di FIOM. E' una brutta pagina del sindacalismo italiano. La FIOM può anche aver peccato in passato , in Italia, di arroganza e tentato di monopolizzare la rappresentanza sindacale. Ma non si reagisce a ciò stando a osservare la decimazione di tale soggetto (seppur rivale) da parte del padronato. Non sognamo certo il ritorno dell'unità sindacale stile anni settanta. Ma è indubitabile che quando si parla di libera agibilità del sindacato nelle fabbriche questo principio lo si debba difendere non solo per se stessi ma per tutti i sindacati.
  • La UILM ci risparmi ridicoli ricorsi contro la sentenza del Tribunale di Roma. La FIAT ha già ottimi avvocati che la tutelano e ci manca solo che in Italia i Sindacati dei lavoratori, in periodi di crisi occupazionale, facciano ricorsi contro assunzioni. Verrebbe quasi da pensare, malignamente, che i giudici romani abbiano inconsapevolmente mandato all'aria una lottizzazione delle nuove assunzioni adottata d'accordo tra FIAT e certi sindacati.Certo la FIAT non fallirà per 145 operai in più. Potrebbe anche mantenerli (lo diciamo provocatoriamente, non si scandalizzino gli aziendalisti di sinistra) grazie a tutti gli aiuti ricevuti in passato dai contribuenti.
  • E per fare un esempio di come sarebbe possibile voltar pagina, ricordiamo che il Tribunale di Modena, nei giorni scorsi, ha sollevato la questione di costituzionalità dell'art. 19 dello Statuto dei lavoratori (quello che detta le regole per costituire le rappresentanze sindacali in azienda).I maggiori sindacati dimostrino maturità, essendo capaci assieme di proporre al Parlamento, a quasi vent'anni dal referendum , una soluzione democratica e partecipativa al tema della determinazione della rappresentatività in azienda e smettendo di scavare buche l'uno sotto i piedi dell'altro. Mentre i lavoratori (attivi o inattivi loro malgrado) sono sempre più soli, sfiduciati e impoveriti